Sono le 9:20 di una giornata di pieno agosto qui a Ueno ma nel quartiere sembra esserci una calma surreale, come se tutti fossero ancora addormentati o stessero godendo delle poche ore di calma prima che le strade tornino a brulicare e si accendano le luci della città.
I negozi sono già aperti ma non c’è l’ombra di clienti, i negozianti sono intenti a fare le pulizie e rimettere tutto in ordine.
In un vecchio negozio di Sake, tra gli scaffali semivuoti, la polvere ed i vetri ingialliti dal tempo, due anziani signori chiacchierano amabilmente, sembrano non avere nessuna fretta di andare o di fare, semplicemente vivono il momento senza lottare contro il tempo che passa.
Noi invece, vorremmo andare e venire, osservare, imparare, studiare e provare tutto ma il tempo non ci lascia scampo e finisce sempre per batterci.
I lavoratori di Ueno non sono tutti vestiti in maniera formale ma si concedono qualche variazione sul tema, le classiche camicie bianche sono sostituite da colori più scuri, qualcuno si concede una polo dai colori tenui e c’è chi azzarda delle eleganti camice a righe.
Anche per le scarpe sembrano essere meno rigidi, non hanno tutti quelle scomode scarpe laccate di nero ma indossano scarponcini comunque eleganti ma molto più morbidi.
Prendiamo la metropolitana in direzione nord ma è semi-deserta, i pochissimi passeggeri presenti stanno dormendo, sembrano essere in uno stato di grazia da qualche altra parte del mondo, sono sicuro che si sveglieranno nell’attimo esatto in cui dovranno scendere.
Una bellissima ragazza giapponese si specchia nel suo cellulare mentre si sistema il trucco, sarà alta quasi 180cm ed sembra non accorgersi nemmeno della presenza di altre persone nel vagone.
Ho una gran fame e sono molto deluso dalla finta colazione che ci ha offerto l’hotel stamane, non avevano altro che pane tostato, marmellatine confezionate, pessimo caffè e succo di mela, un vero peccato considerando la pulizia dell’hotel, la sua vicinanza alla stazione di Ueno e l’ampiezza delle camere, un fattore da non sottovalutare quando prenotate un albergo in Giappone.
Passeggiando ci troviamo a passare di fianco al cortile di una scuola materna, nonostante sia pieno agosto, sono ancora aperte ed i bambini stanno facendo attività all’aperto.
I bambini indossano tutti la stessa divisa, hanno dei calzoncini blu, le magliette bianche ed i berretti verdi e si stanno misurando in una sorta di corsa campestre in un percorso delimitato da coni di plastica.
Una minuscola bambina in una curva, sentendosi in ritardo rispetto al gruppo, taglia il percorso infilandosi da dietro i coni che delimitano la curva, la maestra se ne accorge, la chiama a se e la squalifica, lasciando a bordo campo ad osservare gli altri.
Lo so che da noi questo potrebbe essere visto come un gesto di crudeltà verso l’estro o furbizia della bambina ma credo invece che sia un importantissima lezione sul rispetto delle regole e degli altri che serve a creare una nazione civile e rispettosa delle regole.
Siamo arrivati nella zona del cimitero Yanaka, un famoso cimitero buddista di Tokyo, conosciuto anche come Yanaka Reien.
Qui si respira un atmosfera surreale che mi ricorda molto i vecchi manga di Masakatsu Katsura.
C’è una pace incredibile, come se le automobili, i treni, le insegne dei negozi e le migliaia di persone per strada fossero sparite nel nulla.
Un intero quartiere immerso nella pace e nel silenzio, dove i morti possono riposare nel rispetto e la pace che si meritano.
Non ci sono molti fiori o visitatori, solo qualche anziana signora che ripone dei fiori sulle tombe ornate da lunghe tavole in legno incise, posso solo immaginare che si tratti di preghiere che si possano comprare ed aggiungere negli anni alle tombe, dato che c’è ne sono tantissime.
Superato il cimitero ci ritroviamo in un quartiere molto famoso per essere uno dei pochi posti di Tokyo risalenti all’epoca Edo, scampati sia al terremoto del 1923 che ai bombardamenti della guerra.
Siamo a Yanaka Ginza dove sembra di immergersi completamente in un mondo proveniente dal passato.
Proprio in mezzo ai grattacieli improvvisamente si apre una piccola distesa di strette vie e vecchie case basse, dove si può dimenticare completamente la città, nonostante sia tutta intorno.
Ad un angolo di strada c’è un piccolo negozio con una sola porta d’ingresso, non si capisce bene cosa venda ma all’esterno ha una fila lunga almeno quindici metri di persone che sono in attesa di entrare.
L’unica cosa che notiamo è una banderuola con un ideogramma a me sconosciuto che tutti sembrano conoscere.
Decidiamo di avvicinarci e curiosare e scopriamo che stanno tutti facendo la fila per prendere la granita.
Deve essere molto famosa in Giappone dato che la vendono in ogni quartiere, parco o via che abbiamo visitato.
Le strade sono strette e non ci sono automobili, tutti girano a piedi o con la bici, i negozi apriranno verso le 11:00 e per ora stanno solo sistemando i banconi, esponendo grandi quantità di cibo e prodotti artigianali.
Uno strano negozio espone uccelli di legno girevoli, è una specie di club e ci si può iscrivere per imparare ad intagliare e realizzare questi splendidi orpelli artigianali, che vengono poi dotati di apposita gabbietta in legno.
Se avessi tempo non mi dispiacerebbe imparare quest’arte che mi sembra un modo piacevole per passare delle ore in serenità.
Stranamente ci sono pochissimi prezzi scritti con i numeri arabi ma è tutto scritto con gli ideogrammi, questo mi lascia immaginare che non abbiano un grosso afflusso turistico o che vogliano a tutti i costi mantenere una certa integrità esponendo anche i prezzi alla vecchia maniera, tanto si può sempre chiedere.
Mentre passeggiamo ascoltiamo una lenta e dolce melodia che viene trasmessa in filodiffusione nel quartiere ed accompagna questo lento risveglio alla vita che si vive a quest’ora del mattino.
Sul luogo è già arrivata una troupe televisiva, stanno girando un servizio sul quartiere.
Un personaggio molto buffo e sorridente, si fa riprendere mentre osserva i banchi dei negozi, fa qualche domanda ai venditori, scherza e ride di gusto, sono sicuro che lo ritroverò questa sera in albergo, appena accenderò la televisione in camera.
Mangiare a Tokyo non costa molto ma in questo quartiere ancora meno, tanto che la maggior parte dei bento, i pranzi già pronti da portare via e consumare a lavoro, in viaggio o a casa se non si ha tempo di cucinare, partono da soli 300 yen (al cambio circa 2,4€), potremmo comprarli qui e portarceli dietro fino all’ora di pranzo ed evitare di andare a ristorante.
Se dovessi scegliere un posto in cui vivere a Tokyo, mi piacerebbe stare in questo quartiere, mi sentirei al sicuro dalla modernità eccessiva della megalopoli ma allo stesso tempo così vicino da poterci arrivare facendo qualche passo a piedi o in bicicletta.
Il tempo però è tiranno quando si è in vacanza e quindi non possiamo passare qui tutta la giornata ma dobbiamo muoverci verso una nuova meta turistica del nostro itinerario, il Parco di Ueno.
Nonostante il caldo incessante e l’afa cittadina, il Parco di Ueno è pieno di gente.
Moltissime persone sono in fila per entrare al famoso Zoo dove è possibile ammirare i panda, vorrei entrarci anche io ma Simona esprime un parere nettamente contrario a visitare uno Zoo e così decidiamo di soprassedere ed andare oltre.
Passeggiamo tra alcuni templi che sono disseminati nel parco e decidiamo poi di andare a fare un salto al laghetto del parco, dove è possibile andare sui cigni galleggianti.
In prossimità del lago c’è una zona immensa dove è possibile ammirare i fiori di loto che sbocciano tra una immensa distesa di piante, ci fermiamo a fare qualche foto perché sono sempre molto affascinanti e poi andiamo a prendere in affitto un cigno con il quale ci lanciamo in un giro poco romantico sul lago.
Il giro diventa infatti una gara con gli altri cigni, nel tentativo di sorpassarli tutti mentre riprendiamo tutta la scena con la videocamera.
Si diventa stupidi quando si torna a fare cose che si facevano da piccoli e quando ci si sente felici e contenti come mi sento da quando ho messo piede qui in Giappone.
Finito il tempo a nostra disposizione sui cigni, ci sentiamo completamente disidratati, ci spariamo qualche bibita energetica ai distributori, approfittando anche di un bagno pubblico che come sempre è presente ovunque ed impeccabilmente brillante e pulito.
Attraversiamo il parco fino alla fine e troviamo una zona dove vivono i barboni.
Sono stranamente ordinati e dignitosi ed hanno sistemato e ricoperto tutte le loro cose con dei teli blu impermeabili, tenuti fermi dal corde, così possono essere sicuri che non vadano dispersi e che non sporchino il parco.
Di fianco ad ognuna di queste sculture blu, ci sono le pantofole messe allineate, mi stupisce che perfino per entrare nelle loro capanne di fortuna, tolgano le scarpe in segno di rispetto per quella che considerano una casa.
Uno di loro da da mangiare ai passerotti che lo circondano, mi ricorda la figura di San Francesco, non so se gli stia parlando ma di sicuro in qualche modo riescono a comprendersi.
Dato che sono gli ultimi giorni di vacanza abbiamo deciso di trattarci bene e di andare a pranzo da Sushi Zan Mai, una catena di ristoranti di sushi molto famosa in Giappone, sponsorizzata da Marco Togni nei suoi video a sfondo culinario dal Giappone.
Il ristorante è molto elegante ed i cuochi sembrano eleganti e professionali, se ne stanno dietro al bancone impettiti e preparano il sushi al momento da servire ai clienti dietro il bancone, ci sediamo anche noi ed ordiniamo un bel po’ di sushi, qualche vassoio misto, uno di solo tonno in varie qualità, una zuppa di miso con un intero granchio etc etc.
Chiaramente il conto qui è un più alto di quelli a cui ci ha abituato il Giappone, ma abituati alle cifre che si pagano a Roma, possiamo ritenerci anche fortunati di aver pagato meno di 30€ a persona per mangiare tutto pesce crudo appena preparato davanti ai nostri occhi.
Volevamo fare un po’ di acquisti personali, per la maggior parte, cibo in scatola o disidratato da riportare in Italia, come Tè, zuppe di miso, alghe essiccate, spezie e tante altre cose che in Italia sono introvabili ma un improvviso temporale estivo ci ha costretto a ritornare in camera per darci un’asciugata e riscaldarci un attimo con un lungo caffè nero.
Poi appena ci siamo ripresi, abbiamo deciso di munirci di ombrelli ed uscire di nuovo in direzione Akihabara, il quartiere confusionario che più mi piace in Giappone perché è regno degli appassionati di manga ed anime e dell’elettronica.
Come sempre ci lasciamo catturare da uno di questi enormi locali pieni di ufo catcher, entriamo e cominciamo a gettare soldi nella speranza di poter pescare gadget strepitosi e costosissimi appesi ad un filo sottile da tagliare o mezzi sospesi nel vuoto da far soltanto cadere con la spinta del braccio della gru.
Le musiche di sottofondo ci caricano ancora di più in questa folle scena di suoni e luci e tintinnio di monete che la gente inserisce in queste infernali macchine succhia soldi ma improvvisamente, noto una cosa strana, un ragazzo con una busta piena di gadget.
Mi avvicino e scopro che non sono acquisti ma sta vincendo ad ogni colpo un gadget nuovo e la commessa continua a disporre dopo ogni vincita un nuovo gadget nella stessa identica posizione di quello precedente in modo che lui, possa continuare a vincere applicando la sua tecnica.
Per un po’ resto a studiare la tecnica e poi finalmente capisco, appena lui abbandona la macchina mi ci posiziono io ed inizio ad imitarlo.
Al primo colpo vinco, al secondo pure, anche al terzo ed il quarto, continuò a vincere gadget e finalmente mi prendo la mia vendetta sugli ufo catcher.
Quando ne abbiamo abbastanza da usare come regali, decidiamo di abbandonare il gioco ed andare via, bisogna sempre alzarsi dal tavolo da gioco quando si sta vincendo.
Per non farci mancare mai qualcosa da mettere sotto i denti ci infiliamo in una caffetteria e prendiamo degli Anpan, pani dolci con fagioli azuki e con panna, la caffetteria è eccezionale in Giappone, sono riusciti oltre a conservare i dolci tradizionali a creare tutta una serie di prodotti ispirati a quelli occidentali ma con gli ingredienti tipici del giapponesi.
Vi consiglio di provarli tutti, perché sono formidabili, ad esempio il melone pan.
Akihabara è fantastica da fotografare anche sotto la pioggia, quando l’asfalto grigio riflette i colori dei palazzi colorati e le luci dipingono tutto di un atmosfera surreale che somiglia molto a quella degli anime, potrebbe bastarmi anche così per questa sera ma Simona insiste per fare un giro serale a Shinjuku, così ci spostiamo li utilizzando la comoda linea Yamanote.
Quando arriviamo si è fatto buio e si sono accese tutte le luci cittadine, passeggiando finiamo in un quartiere pieno di love hotel e locali per adulti ma la nostra intenzione non è certo quella, così decidiamo di andare al Robot restaurant, un locale dove ragazze in abiti succinti fanno uno spettacolo su robot luminosi in una sorta di locale discoteca ma dato che il prezzo di ingresso è di circa 50€ decidiamo di optare per una normalissima cena a ristorante.
Cosi torniamo a Ueno e nel pieno della movida serale ci fermiamo in un ristorante che vendeva quello che per noi resterà sempre il pappone coreano, un piatto di riso con verdure e carne servito in un contenitore di pietra bollente.
La particolarità di questo locale è che il proprietario produce lui stesso in maniera artigianale queste enormi ciotole di pietra, in modo da offrire il massimo del gusto e della qualità ai propri clienti.
Prima di cominciare a mangiare, bisogna mescolare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un pappone multicolore ed informe che vi assicuro è tra le cose più buone che ci abbiano servito in Giappone.