Nei primi anni del dopoguerra il cinema giapponese è fortemente influenzato dalle ingerenze politiche.
I film storici come Musume Dojoji, La fanciulla del tempio Dojo del 1945, primo film del regista Kon Ichikawa, girato con burattini animati da fili, vengono censurati dal Civil Censorship Detachment
e dal Center of Information and Educationdagli, organi dell'esercito di occupazione americana, perché accusati di diffondere uno spirito feudale.
Si promuovono invece i film che inneggiano alla pace, come Senso to heiwaLa guerra e la pace del 1947 di Fumio Kamei e Satsuo Yamamoto.
Ma non è solo l'influenza americana a distruggere ed ostacolare le produzioni giapponesi, ma anche la forte ascesa del Partito comunista.
I sindacalisti del partito organizzano negli anni che vanno dal 1947 al 1948, moltissimi scioperi che bloccano interamente gli studi di produzione.
Alla fine degli anni quaranta c'è un ritorno dei registi che avevano esordito negli anni venti, da protagonisti del cinema muto tornano alla ribalta
Yasujiro Ozu, Kenji Mizoguchi e Mikio Naruse.
Si affermano anche nuovi autori come Keisuke Kinoshita, regista del primo film a colori giapponese, Karumen kokyo ni kaeruCarmen ritorna al paese, del 1951.