Gli anni 50 segnano per il cinema giapponese una nuova età dell'oro dopo quella del periodo muto.
Dato il ristabilirsi del vecchio sistema delle majors come
Nikkatsu,
Shochiku,
Toho,
Daiei,
Toei e
Shintoho e la scarsa concorrenza della televisione che ancora non era così diffusa,
ci fu una crescita esponenziale durata almeno un decennio.
Si passò dai 69 film prodotti nel 1946 a 215 nel 1958 e 555 nel 1968, poi però la crescita invertì di nuovo la tendenza in calo senza mai più risalire.
In un panorama così vasto di film commerciali e perlopiù popolari, si distinsero autori come
Kurosawa e
Mizoguchi
che diedero un certo prestigio alle loro case di produzione, pur non convincendo il pubblico e non facendo grandi incassi in sala.
Questi autori riuscirono, presentando i loro film nei festival cinematografici europei a far scoprire e diffondere il cinema giapponese tra gli occidentali.
Si distinsero quindi due tipologie principali di film, quelli d'autore apprezzati dalla critica e quelli popolari che sbancavano al botteghino.
Cinema d'autore
Il primo film a spopolare all'estero fu
Rashōmon del 1950 di
Akira Kurosawa un opera giudicata troppo moderna ed insolita,
dalla stessa casa di produzione giapponese, che riuscì a vincere il Leone D'oro alla festa del cinema di Venezia e l'oscar per il miglior film straniero.
Il suo successo fece capire alle majors giapponesi le potenzialità nell'esportazione del cinema all'estero, ma purtroppo si limitarono a scegliere solo dei storici in costume.
Non avendo infatti dei veri esperti di cinema internazionale nelle società, si basarono sull'errata convinzione che i film contemporanei non potessero
essere capiti ne apprezzati dal pubblico occidentale.
In questo modo diedero all'estero molta visibilità ad autori come Mizoguchi e Kurosawa, ma ostruirono autori di spessore come
Ozu e
Naruse
che avrebbero trasmesso una visione più realista del giappone e meno vincolata al feudalesimo medievale.
Kurosawa riusciì in pochi anni a produrre tre capolavori, nel 1952 realizzò
Ikiru vivere, forse il suo miglior film di ambientazione contemporanea.
Quello che sarebbe diventato il film più apprezzato all'estero da tutti gli appassionati di
Nel 1954, regalò al mondo quello che sarebbe stato uno dei film più apprezzati del genere
jidai-geki epico storico giapponese,
il capolavoro
Shichinin no Samurai I sette samurai, film che dovette subire un iter di produzione infernale, tra pesanti tagli alla produzione e l'avversità della casa cinematografica.
Tre anni dopo lo stesso Kurosawa, riadattò in chiave giapponese e cinematografica il Machbeth di Shaeksper, con un film di nome
Kumonosu-jō Il trono di sangue
Anche Kenji Mizoguchi ebbe il suo periodo di gloria, cominciato con il film
Saikaku ichidai onna La vita di O-haru - Donna galante del 1952, un riadattamento di un classico della letteratura giapponese
che riuscì a vincere il Leone d'argento alla Mostra del Cinema di Venezia.
Proseguito poi nel 1953 con
Ugetsu monogatari I racconti della luna pallida d'agosto,
Sanshô dayû L'intendente Sansho del 1954 e
Chikamatsu monogatari Gli amanti crocifissi dello stesso anno.
Purtroppo la sua morte prematura avvenuta nel 1956, interruppe drammaticamente la sua serie di produzioni d'eccellenza.
Nella stessa epoca ci furono due autori che realizzarono film di incredibile qualità e bellezza, ma che furono scoperti e riconosciuti in occidente solo in seguito,
Yasujiro Ozu e
Mikio Naruse.
Di Ozu sono indimenticabili
Tōkyō monogatari Viaggio a Tokyo del 1953,
Tōkyō boshoku Crepuscolo a Tokyo del 1957 e
Ukigusa Erbe fluttuanti del 1959.
Viaggio a Tokyo è un vero capolavoro ed uno spaccato sulla Tokyo del dopoguerra, uno dei film che consigliamo a tutti di vedere.
Mikio Naruse diresse invece
Okasan La madre nel 1952,
Ukigumo Nuvole fluttuanti nel 1955 e
Nagareru In balia della corrente nel 1956.
Oltre a questi registi, si distinguono in questo periodo anche
Masaki Kobayashi,
Kon Ichikawa,
Keisuke Kinoshita e
Kaneto Shindo.
Ichikawa decide perlopiù di adattare opere letterarie al cinema, avvalendosi sempre della moglie
Natto Wada che figura come co-sceneggiatrice in tutti i suoi film.
Le sue opere più importanti sono
Biruma no tategoto L'arpa birmana del 1956,
Kagi La chiave che prende il nome dall'omonimo romanzo di
Tanizaki,
Enjo La fiamma del tormento del 1958, tratto dal romanzo il padiglione d'oro di
Yukio Mishima e
Nobi Fuochi nella pianura nel 1959, tratto dal romanzo di
Shōhei Ōoka.
Kinoshita riesce ad ottenere un buon successo con melodrammi sentimentali e commedie come
Nijushi no hitomi Ventiquattro occhi del 1954 e
Yorokobi mo kanashimi mo ikutoshitsuki Cronaca di un amore con gioia e tristezza del 1957.
Il successo di questi gli permette di dedicarsi a film più particolari come un kabuki a colori in Cinemascope chiamato
Narayama bushi-ko La ballata di Narayama del 1958.
Kobayashi gira invece un film monumentale in tre parti della durata di 9 ore e 45 minuti complessivi, chiamato
Ningen no joken del 1959-1961, che può essere paragonato al nostro guerra e pace in chiave nipponica.
Ma in occidente è conosciuto più che altro per due film vincitori del premio speciale della giuria al Festival di Cannes, il primo è il capolavoro del genere jidai-geki,
Harakiri del 1962,
l'altro è invece una storia di fantasmi,
Kwaidan del 1956
Kaneto Shindo è invece il regista di
Genbaku no ko I figli di Hiroshima del 1952, un dramma sulle conseguenze del bombardamento atomico, ma diventa famoso a livello internazionale con
Hadaka no shima L'isola nuda nel 1960.
Il cinema popolare
Sono molti i generi del
goraku-eiga, il cinema di intrattenimento che si diffondono in questo periodo in Giappone,
ma quello più diffuso ed abusato è sicuramente il genere epico storico jidai-geki.
L'avvento del colore e del Cinemascope, spinse i registi a misurarsi nuovamente con questo genere, portandone un'evidente
rinnovamento estetico, anche per quanto riguarda lo stile, i dialoghi e la raffinatezza estetica delle scene girate.
Venongo per questo ripresi soggetti già famosi nel periodo precedente alla guerra come ad esempio la storia di Musashi Miyamoto.
Il regista
Hiroshi Inagaki, ne fa negli anni tra il 1954 e 1955, una trilogia, il cui primo capitolor riesce addirrittura a vincere l'Oscar come miglior film straniero.
Anche
Tomu Ichida decide di dirigere la stessa opera divindendola però in cinque parti, distribuite tra il 1961 ed il 1965.
Tra gli specialisti di questo genere, è importante citare
Kenji Misumi regista di una famosa saga
Zatoichi monogatari, dedicata alle storie del massagiatore cieco Zatoichi, la cui prima puntanta venne mandata in onda nel 1962.
Ci sono poi
Hideo Gosha,
Daisuke Ito e
Masahiro Makino famoso per il film
Ronin-gai del 1957).
Un altro genere popolare molto diffuso è quello dei film di fantasmi, chiamato
obake-mono, ma il genere che si diffuse in questi anni e prese il sopravvento fu suprattutto il
kaiju eiga, ovvero i film sui mostri.
Sicuramente il primo è più importante film di questo genere è stato
Godzilla, diretto nel 1954 da
Ishirō Honda, che riunì le paure della guerra fredda e l'ispirazione al classico mondiale
King Kong, per generare una serie di nuovi mostri Giapponesi.
L'incredibile ed inaspettato successo di Gojira, fece si che si producessero negli anni a venire, innumerevoli seguiti, storie correlate o imitazioni, prodotti dalle varie majors.
Così i mostri si moltiplicarono e proliferarono, nacquero
Gamera,
Radon,
Mothra e tanti altri, alcune dei quali riuscirono perfino ad ottenere delle serie proprie.
Nel 1968, la Toho produce un film nel quale riunisce undici di questi mostri e lo chiama
Gli eredi di King Kong.
Questi film e tutta una serie di telefilm dedicati ai mostri, si diffonderanno negli anni a venire anche in occidente, fino a diventare un vero e proprio cult per gli appassionati di Giappone, tanto da essere trasmessi fino agli anni 80. Io stesso ho visto quasi tutti i film di Godzialla che le televisioni private hanno portato in Italia.
Verso la fine degli anni cominciano a spuntare i primi film sui gangster giapponesi, questo genere cinematografico verrà chiamato
yakuza-eiga e raggiungerà il suo apice negli anni successivi,
tra i registi più famosi si pososno vanno sicuramente citati
Kinji Fukasaku e
Seijun Suzuki.
Nel 1958 la Toei inaugura un nuovo genere, il cimema d'animazione, producendo
La leggenda del serpente bianco, il primo lungometraggio a colori giapponese.
Da questo momento in poi si dedicherà sistematicamente alla produzione di film d'animazione, sfruttando il crescente mercato dei manga e le produzioni seriali televisive.
Questo genere non avrà sosta ne declino e si trasformera in una delle più grandi fette di mercato della produzione nazionale giapponese filmatografica.
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