Nella prima fase dell'occupazione americana, durata fino al 1948, il Giappone, che
aveva perduto tutti i territori non metropolitani e l'autonomia politica
interna, dovette adottare una nuova costituzione che trasformava lo Stato in una
monarchia costituzionale, sotto il controllo di un parlamento di tipo
britannico; l'imperatore stesso rinunciò alle proprie prerogative divine (1 gennaio 1946).
Furono attuate, durante i primi due ministeri Yoshida
(1946-1947), importanti riforme democratiche: una riforma agraria, una revisione
del sistema giudiziario, la ricostituzione dei sindacati vietati durante la
guerra e una vasta campagna di rieducazione mirante a diffondere tra le masse il
concetto di democrazia. Le elezioni del 1947 portarono al governo un socialista,
Katayama Tetsu; dopo questo momento la situazione politica divenne estremamente
instabile e i governi si susseguirono con una certa frequenza; il conflitto
coreano (1950-1951) esercitò una grande influenza sull'economia del Giappone,
procurando commesse alle sue industrie fino ad allora relativamente inattive (le
esportazioni nipponiche, che avevano raggiunto il massimo nel 1942, erano
radicalmente diminuite dopo la capitolazione).
Il trattato di San Francisco (8
settembre 1951) firmato con gli Alleati (non vi parteciparono i Sovietici, che
attesero fino all'ottobre 1956 a mettere fine allo stato di guerra, e i Cinesi)
entrò in vigore il 28 aprile 1952 restituendo al Giappone la sua sovranità e
consentendogli di rimettere in piedi una forza militare di polizia. Le elezioni
legislative dell'ottobre si svolsero in un'atmosfera di nazionalismo, portando
in parlamento più di 200 epurati dagli Americani.
L'8 marzo 1954 fu firmato a Tokyo un accordo nippo-americano di assistenza e di difesa reciproche.
I governi liberali e democratici che si succedettero (Yoshida, 1948-1954;
Hatoyama, 1954- 1956; Ishibashi, 1956-1957; Kishi, 1957-1960; Ikeda, 1960-1964;
Sato, dopo il 1964) dovettero affrontare gravi problemi: economia in espansione,
ma ostacolata dalla mancanza di spazio e dal rapido aumento della popolazione,
ascesa del socialismo (elezioni senatoriali del giugno 1959) e
dell'antiamericanismo (manifestazioni del novembre 1959 per impedire la firma di
un trattato di sicurezza con gli Stati Uniti, che fu poi firmato nel gennaio
1960); democratizzazione dei costumi, di cui le manifestazioni più sintomatiche
furono il matrimonio del principe ereditario Akihito con la figlia di un
commerciante (aprile del 1959) e quello della figlia dell'imperatore Hirohito
con un impiegato di banca (marzo 1960).
Con l'avvento del governo Sato (novembre 1964), il Giappone riprese una parte più attiva nella politica internazionale.
Nel giugno 1965 ristabilì normali relazioni diplomatiche con la Corea del Sud e
assunse una funzione di mediazione tra Indonesia e Malaysia sulla questione del
Borneo. Nelle elezioni politiche del gennaio 1967 il partito liberal democratico
conservò la maggioranza assoluta. In queste elezioni si presentò un nuovo
partito, il Komeito, emanazione della setta religiosa Soka Gakkai, di tendenze
nazionalistiche.
I socialisti, che rappresentavano il maggior partito
d'opposizione in parlamento, si assicurarono il successo nelle elezioni
amministrative dello stesso anno. L'opposizione di sinistra sfruttò in questo
periodo l'antiamericanismo radicato nell'opinione pubblica e chiese una linea di
maggior indipendenza dagli Stati Uniti. Le manifestazioni di piazza contro il
viaggio di Sato negli Stati Uniti, la presenza della portaerei Enterprise nel
porto di Sasebo e l'uso dell'isola di Okinawa (sfruttata come base per le
operazioni aeree in Vietnam dagli americani e restituita al Giappone solo nel
1972) furono continue. In queste manifestazioni si distinse la sinistra
studentesca del movimento Zengakuren.
L'apertura del presidente americano Nixon
alla Cina popolare disorientò la politica estera giapponese. Il governo di
Tokyo, colto di sorpresa, cercò di adeguarsi ai nuovi avvenimenti e avviò
rapporti di normalizzazione con la Cina popolare (febbraio 1972). Sato, però,
aveva legato il suo nome a una politica ormai superata e lo stesso anno venne
costretto a dimettersi. Gli succedette Kakuei Tanaka, che con una politica
estera dinamica portò il paese a occupare gli spazi lasciati liberi dal
disimpegno americano nel Sud- Est asiatico.
Nello stesso tempo Tanaka con un viaggio a Pechino (settembre 1972) normalizzò i rapporti diplomatici con la Cina
popolare e avviò trattative per un gigantesco piano di industrializzazione della
Siberia con l'URSS. In politica interna Tanaka favorì l'espansione della spesa
pubblica allo scopo di aumentare il benessere collettivo. Nelle elezioni
politiche del dicembre 1972 il partito liberaldemocratico subì una flessione, ma
conservò la maggioranza assoluta. La crisi economica mondiale ebbe conseguenze
sul miracolo economico giapponese (il paese dipendeva infatti totalmente
dall'estero, e in particolar modo dai paesi arabi, per le risorse energetiche) e
la popolarità del governo Tanaka subì un crollo, che si evidenziò nella nuova
flessione fatta registrare dal partito liberaldemocratico nelle elezioni per il
rinnovo parziale della camera alta (luglio 1974).
Dopo aver cercato invano di ridare vigore al suo governo con un rimpasto, nel novembre successivo Tanaka fu
costretto a dimettersi. Gli succedette Takeo Miki, già vicepresidente del
consiglio e ministro delle finanze. Miki si presentò all'opinione pubblica nelle
vesti del moralizzatore, ma evitò di promuovere inchieste rigorose nei confronti
del predecessore, accusato di indebito arricchimento, per non rompere il
delicato equilibrio tra le correnti del partito. Nel luglio 1976 esplose, però,
lo scandalo dell'"affare Lockheed" e Tanaka, essendo coinvolto, venne arrestato.
Miki cercò allora di rafforzare la propria posizione in seno al partito,
obbligando le correnti ad avallare la sua nuova campagna di "pulizia", e tentò
di utilizzare questa per liberarsi degli avversari. Tanaka, liberato poco dopo,
uscì dal partito, ma continuò a guidare la sua corrente e, alleatosi con
Masayoshi Ohira, costrinse Miki al compromesso. Le elezioni politiche del
dicembre 1976 fecero registrare una grave sconfitta del partito
liberaldemocratico, che conservò a stento la maggioranza assoluta. Miki,
divenuto capro espiatorio della situazione, fu sostituito da Fukuda alla
direzione del partito e del governo. Fukuda trattò l'economia con lo stesso
rigore che il suo predecessore aveva tentato di usare nelle istituzioni.
I risultati positivi rafforzarono in breve la posizione del governo. Nel dicembre
1977 Fukuda attuò un rimpasto, assegnando la direzione della politica estera a
Sonoda. Questi riuscì a sbloccare le trattative con la Cina popolare, ferme dal
1975 in quanto il governo di Pechino voleva inserire nel testo del trattato di
pace relativo alla seconda guerra mondiale, non ancora firmato dai due paesi, un
clausola antiegemonica, tesa chiaramente a contrastare la politica sovietica nel
Pacifico. Sonoda, a costo di peggiorare i rapporti con l'URSS, il 12 agosto 1978
firmò a Pechino il trattato di pace, amicizia e cooperazione tra la Cina e il
Giappone. Peggiorarono, come previsto, i rapporti con l'URSS, ma nessuna delle
due parti mirò a una rottura. Sul piano interno il governo Fukuda dovette
fronteggiare l'opposizione dei movimenti ecologisti, che contestavano tra
l'altro il nuovo aeroporto di Narita, presso Tokyo.
Maggiori preoccupazioni
vennero al governo dai militari, che rivendicavano, per bocca del generale
Kurisu Hiroomi, il diritto a intervenire negli affari dello Stato. Superato da
Ohira in una consultazione interna al partito liberaldemocratico (novembre
1978), Fukuda si dimise sia da presidente del partito che da primo ministro,
cariche assunte subito da Ohira. Con regolarità biennale, aveva luogo ancora una
volta il cambio nella direzione del partito liberaldemocratico e del governo.
Ohira mirò al rafforzamento del partito, che riportò una grossa affermazione
nelle elezioni amministrative del 1979, ma le elezioni politiche anticipate
dell'ottobre dello stesso anno fecero registrare il minimo storico per i
liberaldemocratici. Il risultato acutizzò gli scontri tra le correnti e il
dibattito sfociò anche in parlamento, ma Fukuda non riuscì a impedire che Ohira
formasse il nuovo governo.
I contrasti non ebbero termine e nel maggio 1980,
grazie all'astensione della corrente di Miki, la camera bassa votò una mozione
critica verso il governo. Ohira si dimise, ma sciolse la camera bassa e convocò
elezioni anticipate.
L'infarto lo stroncò l'11 giugno successivo. Suo malgrado,
rispettò così anch'egli l'ormai tradizionale scadenza biennale. Le elezioni del
22 giugno sancirono il trionfo del partito liberaldemocratico, che affidò la
direzione del governo, al fine di evitare i continui contrasti tra le correnti,
non a un leader di queste, ma a un uomo di compromesso, abile mediatore ed
esperto in campo economico. Nel luglio 1980 Zenko Suzuki divenne primo ministro
e contemporaneamente presidente del partito liberaldemocratico. Suzuki si
preoccupò soprattutto di favorire l'espansione economica del paese e nel 1981
iniziò i suoi viaggi all'estero visitando dapprima i paesi del Sud-Est asiatico
e poi gli Stati Uniti.
Fu quindi in Europa occidentale e nel luglio dello stesso
anno al vertice dei sette paesi più industrializzati a economia di mercato,
svoltosi a Ottawa. Qui evitò che si addensassero eccessivamente le accuse dei
partners commerciali del Giappone. Gli attacchi delle correnti, in particolare
di quella di Tanaka, costrinsero Suzuki alle dimissioni nell'ottobre 1982. Gli
succedette il leader della destra del partito, Yasuhiro Nakasone. Questi, nel
gennaio 1983, compì un viaggio a Washington al fine di rilanciare l'intesa con
gli Stati Uniti. Egli operò inoltre l'avvicinamento del Giappone alla NATO e
prospettò il riarmo del paese.
Nell'ottobre 1983 Tanaka venne condannato al
processo per lo scandalo Lockheed e, non volendo rinunciare al mandato
parlamentare, provocò la crisi politica. Nakasone dovette sciogliere
anticipatamente le camere e indire le elezioni. Queste sancirono la sconfitta
del partito liberaldemocratico, che per la prima volta, dopo 35 anni, perdette
la maggioranza assoluta e fu costretto a formare un governo di coalizione con il
Nuovo club liberale. Nel marzo 1984 Nakasone compì una visita ufficiale a
Pechino e nello stesso tempo confermò i buoni rapporti con Mosca. Obiettivi del
governo erano quelli di differenziare le fonti energetiche e trovare sbocchi per
i prodotti e per i capitali giapponesi.
Nel maggio successivo un accordo
nippo-americano portò all'internazionalizzazione dello yen, all'apertura del
mercato finanziario giapponese ai capitali stranieri e al conseguente
riconoscimento della rilevanza internazionale del Giappone nel campo
finanziario.
All'inizio del 1985, nel corso di un incontro tra Reagan e
Nakasone, fu raggiunto un accordo per l'apertura del mercato interno giapponese
all'industria americana.Nakasone confermò l'avvicinamento alla NATO e l'aumento
delle spese militari (l'aumento del bilancio della difesa al di sopra della
soglia prevista dalla costituzione era stato il primo provvedimento del governo
di coalizione) e aderì al programma americano di ricerche sulle "armi spaziali".
L'esposizione internazionale della scienza e della tecnica 1985, svoltasi a
Tsukuba, un'impressionante "tecnopoli" presso Tokyo, sottolineò il ruolo
d'avanguardia nello sviluppo tecnologico mondiale conquistato dal Giappone. Nel
settembre 1985, però, lo stesso partito liberaldemocratico bloccò il progetto di
Nakasone di aumentare le spese militari.
Dopo il vertice delle sette maggiori
potenze industriali del mondo capitalistico, tenutosi a Tokyo nel maggio 1986,
nel corso del quale venne condannato il terrorismo internazionale, Nakasone
sciolse la camera bassa e indisse elezioni anticipate. Queste, tenutesi nel
luglio successivo, sancirono la vittoria del partito liberaldemocratico, nel
quale poco dopo decideva di rientrare il Nuovo club liberale, che ne era uscito
nel 1976. Nakasone formò un governo monocolore e fece approvare il suo progetto
di aumento delle spese militari (dicembre 1986). Nell'estate 1987, su incarico
del partito, Nakasone stesso designò Takeshita quale suo successore. Takeshita
nel gennaio 1988 si recò a Washington, dove si impegnò a sostenere il dollaro.
Nell'aprile successivo visitò le maggiori capitali dell'Europa occidentale.
Verso la fine dell'anno esplose lo scandalo Recruit, che coinvolse tutti i
componenti del governo, ex ministri, uomini politici e giornalisti. Gli stessi
Nakasone e Takeshita furono coinvolti nello scandalo.
Il primo ministro, che
inizialmente aveva con sdegno respinto le accuse, nell'aprile 1989 ammise di
aver ricevuto un'ingente somma dalla Recruit, dimettendosi poco dopo, sostituito
da Sosuke Uno. Quest'ultimo lasciò l'incarico dopo le elezioni del luglio, nelle
quali si verificò un grave rovescio dei liberaldemocratici - dopo trentacinque
anni di dominio assoluto - e il successo della socialista Takako Doi, detta "la
farfalla di ferro"; gli succedette Toshiki Kaifu, rinominato anche dopo le
elezioni del febbraio 1990 che confermarono la maggioranza assoluta per il
partito liberaldemocratico malgrado il forte progresso socialista.
Nel gennaio 1989, dopo una lunga agonia, era inoltre scomparso l'imperatore Hirohito; gli è
succeduto il figlio Akihito, che già svolgeva le funzioni di reggente.
Le amministrative del 1991 registrarono nuovamente il successo dei
liberaldemocratici, ma giochi interni al partito portarono alla sostituzione del
primo ministro con Kiichi Miyazawa. Nuovi scandali colpirono il PLD nel 1993
costringendo alle dimissioni il governo e a consultazioni anticipate; nonostante
la conquista della maggioranza relativa il PLD fu costretto per la prima volta
all'opposizione e alla guida di una coalizione di sette partiti fu nominato
primo ministro Morihiro Hosokawa ,del Partito della rinascita. Un successivo
accordo del premier con l'opposizione, il PLD, portò al varo di un progetto di
riforme atto a risanare la vita politica del paese attraverso nuove norme
elettorali e un controllo sul finanziamento ai partiti. Ma proprio accuse di
corruzione indussero Hosokawa a dimettersi bloccando le riforme; il nuovo
governo guidato da Tsutomu Hata, del Partito del rinnovamento, ebbe vita breve
per la sfiducia votata dallo stesso PLD e dai socialisti, protagonisti della
nuova coalizione governativa che si impegnava di portare a termine le riforme,
con a capo Tomiichi Murayama, presidente dei socialisti. L'instabilità politica
era un sintomo della crisi vissuta da una società tecnologicamente molto
avanzata ma fortemente vulnerabile, in crisi di valori tradizionali, come
evidenziava, nel 1995, la serie di attentati con gas tossici nella metropolitana
di Tokyo ad opera di una setta religiosa (Aum Shinri-kyo).
Nel 1996 uno scandalo finanziario coinvolgeva ben 17 delle 21 banche principali e trascinava con se il
primo ministro; lo sostituiva Ryutaro Hashimoto, presidente del PLD, confermato
anche dopo le consultazioni del 1996, in cui il PLD ha però ottenuto solo la
maggioranza relativa.
Dopo due anni di crisi economica segnata dalla necessità di riformare il sistema bancario e finanziario, nel luglio 1998 il voto alla
camera alta ha severamente giudicato l'operato del governo con la sconfitta dei
liberldemocratici. Hashimoto si è dimesso sia come primo ministro sia dalla
presidenza del PLD sostituito in entramnbe le cariche da Keizo Obuchi.
Il Giappone è membro dell'ONU dell'OCDE e dell'APEC.