Nei quattro poli industriali di Keihin, Hanshin, Chukyo e Kitakyushu, si concentrano i due terzi della produzione industriale giapponese.
L'industria giapponese presenta un carattere tipicamente dualistico: da una parte ci sono pochi grandi complessi metallurgici per la
produzione di metalli grezzi, dall'altra parte ci sono centinaia di aziende di piccole e medie dimensioni, che producono semilavorati e prodotti finiti.
Questa stretta connessione fra grandi e piccole imprese è un fenomeno che non trova riscontro altrove e comporta i seguenti vantaggi:
bassi costi di trasporto delle materie prime, dovuti all'impiego di cascami metallici prodotti nei grandi stabilimenti
razionale sfruttamento dell'energia elettrica, con largo ricorso al lavoro notturno
paghe più basse che nelle grandi aziende, in quanto i grandi stabilimenti metallurgici hanno ceduto alle piccole e medie imprese indipendenti,
le ultime fasi del processo di lavorazione.
In quasi tutti i settori industriali il Giappone dipende dalle importazioni di materie prime (la bauxite, l'allumina e la criolite,
materie prime dell'alluminio, devono essere importate per il 100 %). Le forniture di materie prime sono assicurate dagli stati vicini l'Oceania,
dal sud-est asiatico e dagli stati americani della Costa del Pacifico.
I processi di raffinazione richiedono grandi disponibilità di energia. Gli impianti per la produzione di alluminio sono infatti localizzati in
zone largamente provviste di energia elettrica prodotta da centrali idroelettriche o termiche, quasi tutte situate sulla costa. Le maggiori
acciaierie sono localizzate sulla costa anche per la necessità di rifornirsi via mare, e si trovano a breve distanza dai grandi centri industriali
del Kanto, del Kinki o di Kitakyushu. La maggior parte degli impianti produttori di piombo e di zinco sono invece insediati vicino ai giacimenti dei rispettivi minerali.
L'incidenza sui costi dovuta ai materiali importati è particolarmente elevata, anche perché si tratta di materiali ricchi, ad elevato tenore di ferro.
Da questo punto di vista la siderurgia giapponese è svantaggiata rispetto a quelle degli Stati Uniti e della Germania. Ma il Giappone è all'avanguardia
nell'adozione di nuove tecnologie siderurgiche, che hanno ridotto del 25% il consumo unitario di minerale e del 50% quello del carbone. La capacità
produttiva degli impianti è utilizzata al massimo e la vicinanza dei grandi impianti con le industrie utilizzatrici dell'acciaio consente forti risparmi sui costi di trasporto.
L'80% dell'acciaio prodotto viene utilizzato nel paese, specialmente nell'industria produttrice di autoveicoli e dell'industria cantieristica.
In prossimità delle grandi acciaierie si trovano i più grandi cantieri navali del mondo. Dai cantieri giapponesi viene varato circa metà tonnellaggio
mondiale di costruzioni navali, per lo più grandi navi cisterna, navi da carico e navi porta-containers.