I tifoni sono cicloni con pressione molto bassa al centro che si possono formare solo
se la temperatura delle acque marine raggiunge in superficie almeno 27 gradi centigradi, condizione che si può verificare solo nella fascia tropicale.
I tifoni che si formano per effetto del riscaldamento dell'aria sull'Oceano Pacifico vengono spinti verso Nord durante la stagione del monsone estivo di
sud-est e raggiungono il Giappone da agosto a ottobre, con un periodo di punta che va dal 16 al 26 settembre.
Particolarmente esposte ai tifoni sono le coste occidentali dell'arcipelago, subendo forti precipitazioni che possono superare i 200 mm giornalieri.
Il tifone che si abbattè sul Giappone tra il 21 e 28 settembre 1959, provocò gravissimi danni al centro urbano di Nagoya e alla città di Akita che subì violenti rovesci di pioggia.
Le precipitazioni più elevate si hanno comunque quando correnti d'aria subtropicali
calde e umide vengono in contatto con correnti d'aria fredda di origine polare.
In questo caso possono cadere da 400 a 600 mm di pioggia in un paio di giorni, le cui conseguenze disastrose sono mareggiate e frane. Anche le piene primaverili, dovute
al rapido scioglimento dei ghiacciai, possono causare gravi danni, ma questo avviene solo sulla parte occidentale dell'arcipelago.
Come si è detto in precedenza, il Giappone è una delle zone tettonicamente più instabili della terra, con eruzioni vulcaniche e terremoti.
Nella baia di Tokyo gli strumenti registrano in media 5000 scosse all'anno. Questa zona, insieme al tratto di costa del Mare Interno che va
da Fukui a Nagano e la costa pacifica di Kyushu, sono sismicamente le più attive al mondo.
I terremoti con epicentro sottomarino provocano i così detti tsunami, maremoti costituiti da gigantesche onde marine che si abbattano
sulla costa raggiungendo velocità elevatissime e altezze di oltre 30 metri.