Il koto (箏) E' uno strumento musicale a corde appartenente alla famiglia della cetra.
Deriva dal Guzheng cinese che fu introdotto in Giappone durante il periodo Nara.
Il corpo dello strumento è formato da una cassa armonica lunga circa quasi due metri e larga tra i 24 ed i 25 centimetri.
Il materiale utilizzato per la cassa Ë di solito in Kiri (Legno di Paulownia).
Sulla cassa corrono tredici corde che hanno lo stesso diametro e la stessa tensione. Ogni corda poggia su di un ponticello mobile (ji, 柱), che ne da l'intonatura.
Questo strumento viene paragonato al corpo di un drago cinese disteso. Per questo motivo le parti dello strumento assumono dei nomi che ricordano alcune parti del drago.
Il Ryuko (schiena del drago) Ë la parte superiore della cassa armonica mentre il Ryuto(testa del drago) ed il ryubi (coda del drago), sono le estremità dello strumento.
Ai suoi esordi il koto veniva usato solamente come strumento alla corte imperiale ma le cose cambiarono quando Yatsuhashi KengyÙ (1614-1684), un musicista di Osaka, ne imparò l'utilizzo e decise di portarlo tra la gente comune.
Yatsuhashi Kengyò inventò l'accordatura hirajoshi e creò composizioni come Rokudan e Midare che divennero dei classici della letteratura.
I più importanti compositori per koto sono:
Yatsuhashi Kengyô (八橋検校?)
Mitsuzaki Kengyō (光崎検校?)
Yoshizawa Kengyō (吉沢検校?)
Miyagi Michio (宮城道雄?)
Tecnica esecutiva
Il koto viene suonato poggiandolo sul terreno su quattro piccoli piedi di legno. Il musicista si mette in ginocchio o seduto dietro lo strumento pizzica le corde tramite l'ausilio di tre tsume, dei plettri fissati al pollice, l'indice ed il medio della mano destra.
Esistono due tipi di plettri a seconda delle scuole tradizionali d'insegnamento, quello di forma ovale usato nella scuola Yamada e quello quadrato della scuola Ikuta.
La mano sinistra non pizzicava le corde ma veniva utilizzata per toccare le corde, addolcendo o smorzandone i suoni.
A partire dal XX secolo, gli influssi della musica occidentale che trasformarono la musica giapponese, forzarono l'utilizzo della mano sinistra nel pizzicare le corde. In questo modo si riusci ad ottenere effetti polifonici.
Accordatura
Il koto si accorda muovendo i ponticelli lungo il corpo dello strumento. Esistono diversi tipi di accordature che variano in funzione del brano da suonare e della scuola di musica frequentata.
Le accordature più comuni sono le seguenti:
l'accordatura hirajoshi (una delle più utilizzate)
l'accordatura kokinjoshi
l'accordatura gakujoshi
l'accordatura honkumoijoshi.
Alle corde del koto viene assegnato un nome che altro non è il numero di corda a partire da quella più lontana. I nomi sono:
ichi (一 "uno")
ni (ニ "due")
san (三 "tre")
yon (四 "quattro")
go (五 "cinque")
roku (六 "sei")
shichi (七 "sette")
hachi (八 "otto")
kyū (九 "nove")
jū (十 "dieci")
to ()
i ()
kin ()
A seconda dell'accordatura impostata sullo strumento, ogni corda avrà una nota specifica.
Lo spartito per koto si presenta generalmente sotto forma di un tabulato che si legge dall'alto in basso e da destra verso sinistra.
Sullo sparito non sono riportate le note ma i nomi nomi delle corde, quindi ogni sparito per essere suonato deve obbligatoriamente riportare il tipo di accordatura.
Nello spartito sono riportati anche dei segni che indicano quale dito utilizzare sulla corda e se delle operazioni con l'altra mano.