Un esercito di 90mila uomini, presenti oltre che in Giappone, in
varie parti del mondo (come in America e nelle isole Hawaii, in
Europa, nelle Filippine, in Asia ed in Australia). Un giro
d'affari annuo stimato in quasi 1.500 miliardi di yen, circa
22mila miliardi di lire.
Da secoli la Yakuza domina il Sol
Levante, graziata da un'immunità che ha permesso la sua crescita
incontrollabile. La matrice di questo complesso di organizzazioni
criminali, finanziarie e politiche risale al XV secolo, ai tempi
delle caste feudali. Bande organizzate ("machi-yakko",
servitori del popolo) nascono intorno al 1612 per contrastare
l'arroganza dei samurai che, in quegli anni seminavano morte e
terrore. Queste bande godevano di un grosso consenso popolare.
Tra loro si distinguono principalmente i
Tekiya ed i
Bakuto.
I primi traggono origine dai yashi, gruppi di venditori ambulanti
che si erano dati un'organizzazione per proteggere i loro
interessi dalla dittatura della famiglia Tokugawa (1542-1612),
signori incontrastati del Giappone. I Tekiya, col tempo, da
venditori si trasformano in truffatori ambulanti. Mentono sui
loro prodotti, ingannando la gente dei villaggi. Fino ad arrivare
a forme di taglieggiamento sul territorio in cui operano. Diverso
il ruolo dei Bakuto, i quali - sin dall'inizio - si limitano a
controllare il gioco d'azzardo, guardandosi bene dall'inimicarsi
le autorità locali. Si deve ad un gioco praticato e diffuso ai
tempi dei Bakuto, l'hanafuga (il gioco dei fiori), e più
precisamente alla combinazione perdente di tre carte
(8-9-3 : ya-ku-sa) il nome che oggi viene usato per
identificare la mafia giapponese. Ai Bakuto si deve anche la
tradizione del dito mozzato (come gesto riparatore) e dei
tatuaggi diffusi su tutto il corpo (come segno di appartenenza
inalienabile alla ikka o gumi, la famiglia mafiosa). Nella
seconda metà dell'Ottocento la Yakuza comincia a godere sempre
più di vaste protezioni, vantando solidi legami con l'apparato
economico. Si lega a doppio filo con gli ultranazionalisti e
partecipa a quella campagna di terrore, denominata "governo
per omicidio" e costellata da una lunga catena di assassinii
di personaggi politici, tra cui due primi ministri e altrettanti
ministri delle Finanze. Tollerata anche dagli americani durante
la loro occupazione nella seconda guerra mondiale, la Yakuza
acquista la forza necessaria per espandersi, e le pistole
sostituiscono le sciabole.
I Boss, sull'esempio del gangsterismo
americano, cambiano addirittura look : occhiali da sole,
vestiti scuri, camicie bianche, cravatte in tono. Crescono anche
di numero, aumentando dal 1958 al 1963 del 150% : 184mila
affiliati distribuiti in 5.200 gang. In Giappone come in Italia,
la mafia si arricchisce anche con la protezione (Sokaiya). Nel
1994, un dirigente della Fuji Photo Film Co. venne ucciso a Tokyo
davanti alla sua abitazione per non essersi piegato alle
richieste degli esattori della Yakuza.
Nel 1996 tre top manager
della Takashimaya, la più grossa catena commerciale giapponese,
sono stati arrestati per aver pagato alcuni boss della Yakuza per
dieci anni in cambio di protezione. In carcere è finito anche
Isao Nishiura, il capo di una delle tante famiglie mafiose
giapponesi.
Il sistema usato dalla Yakuza è semplice: i suoi
boss minacciano di partecipare alle riunioni annuali dei soci
delle più importanti holding, rivelando particolari inediti
sulla gestione societaria.
Molti per evitare di fare notizia sui
giornali pagano in silenzio, altri si ribellano; in un modo o
nell'altro rischiano grosso. Traffico di droga (anfetamine),
gioco d'azzardo e riciclaggio del denaro sporco sono le voci più
ricche del bilancio della Yakuza.
Altre attività nella quale
questa organizzazione è coinvolta sono il mercato del sesso
(prostituzione, pornografia), quello cinematografico, il traffico
di armi, l'usura e l'estorsione. Importantissimo è il
capitolo dedicato agli investimenti (il riciclaggio del denaro
sporco in Giappone non è punito dalla legge). Oggi le maggiori
entrate della Yakuza provengono dalle attività lecite avviate
con i proventi dei vari traffici.
La struttura della Yakuza
La
Yakuza è un complesso di organizzazioni a sviluppo verticale che
riflettono le caratteristiche patrilineari della società
giapponese. A capo della famiglia (ikka) vi è l'oyabun, il
padre, cui i kobun (figli) devono obbedienza, fedeltà e
rispetto. Il nome della ikka che non coincide con quello del
capo, ha unimportanza notevole ed è trasmesso attraverso
un sistema di regole successorie che escludono i figli dal novero
degli eredi.
La stessa successione è annunciata con una certa
ufficialità negli ambienti della malavita. Fino a poco tempo fa,
vale a dire prima che entrasse in vigore la legge anti-yakuza,
era facile leggere gli ordini del giorno delle riunioni delle
principali organizzazioni criminali tra gli avvisi economici dei
quotidiani, oppure trovarsi tra le mani un biglietto da visita di
un kobun con l'emblema a sbalzo che identificava chiaramente il
gruppo di appartenenza ed il grado assunto in seno
all'organizzazione. La Yakuza ha una forma del tutto particolare
di saluto e di riconoscimento.
Quando due membri della yakuza si
incontrano per la prima volta, ciascuno di loro assume una
posizione particolare: facendo un piccolo passo avanti, piegando
le gambe, posando il pugno sulla coscia destra e stendendo il
braccio sinistro, il primo recita il suo luogo d'origine, quello
della sua residenza attuale, il nome proprio e quello del suo
oyabun in un linguaggio arcaico.
Al termine lo stesso saluto è
ripetuto dal Secondo Iwai questo rito è stato mutuato dagli
artigiani del Giappone medievale. Come la mafia, la yakuza ha un
rituale parsimonioso: "Riso, pesce, sale e sakè sono posti
nella nicchia dell'altare scintoista quando inizia la cerimonia.
L'oyabun (capo) prima beve poi volge la sua tazza al kobun. Il
kobun che sta per essere ammesso nell'organizzazione beve dalla
stessa tazza, quindi il torimochinin (l'organizzatore
dell'incontro) ammonisce circa i solenni doveri del kobun:
"FinchÈ tu tieni questa tazza, dovrai essere leale alla
ikka e servire il tuo oyabun con pietà filiale. Anche se tua
moglie e i tuoi figli muoiono di fame, tu devi lavorare per
l'oyabun e per likka a rischio della tua vita.
Il tuo
dovere è ora di vivere con questa parentela per tutta la vita.
Considera il tuo oyabun come il tuo padreterno. Non temere
l'acqua o il fuoco e offriti spontaneamente per assumerti ogni
compito difficile.
Quando un adepto raggiunge un certo
status nella gerarchia ottiene il permesso di iniziare i suoi
propri affiliati e diventare un piccolo capo. Egli annuncia il
nome della sua nuova famiglia e, secondo il suo prestigio, gli è
concesso di chiamarsi capo di una "famiglia succursale"
oppure di una "famiglia indipendente"; inoltre "i
capi più deboli, di famiglie meno potenti, sono costantemente
alla ricerca di occasioni per stringere alleanze con i capi più
potenti al fine di procurarsi sicurezza e accrescere lo status e
il potere delle loro famiglie". La Ikka, o famiglia, ha un
nome proprio - come Sumiyoshi-ikka a Tokio - che diventa un
simbolo del potere e dell'autorità del gruppo.
I Boss della Yakuza
Yoshio kodama è considerato il guru della mafia giapponese.
Stroncato da un infarto nel 1981, è stato l'unico capace di
mettere d'accordo le varie anime della Yakuza. Sotto la sua
influenza, boss rivali come Kazao Taoka, l'oyabun della
Yamaguchi-gumi, e Hisayuki Machii, il coreano a capo della
Tosei-kai, si sono stretti la mano. A lui si deve anche la tregua
tra la stessa Yamaguchi-gumi da una parte e l'Inagawa-kai ed
i Kanto dall'altra.
YAMAGUCHI-GUMI: » il più potente sindacato del crimine
organizzato giapponese, con sede a Kobe, nella parte occidentale
del paese. Il simbolo è una spilla a forma di rombo che gli
affiliati a questa organizzazione portano al bavero della giacca.
Altro elemento di distinzione è il tatuaggio diffuso su tutto il
corpo. Conta 26mila uomini. Controlla più di 2500 attività
commerciali ed imprenditoriali ed ha un giro d'affari annuo che
si aggira attorno ai 460 milioni di dollari.
Altre importanti organizzazioni sono la Sumiyoshy-kai che conta 8.000
membri e lInagawa-kai (7.400 affiliati). Secondo un
rapporto presentato nel 1992 all'Antimafia dalla Federazione
italiana pubblici esercizi la yakuza, con il pizzo, incassa
50mila miliardi di lire all'anno. Nel 1992 tre killer cercarono
di assassinare a due passi dalla sua abitazione Juzo Itami, il
regista del film "Minbo no onna" (Una donna contro il
racket), la storia di unavvocatessa giapponese che
sbaraglia la Yakuza con la forza della legge. Oyabun, il capo,
conosciuto anche come kumicho, boss dei boss. Saiko komon,
consigliere anziano, spesso a capo di alcune centinaia di uomini.
So-honbucho, il capo del quartier generale dell'organizzazione.
Wakagashira, numero due. Fuku-honbucho, assistente. Sotto il
kumicho ci sono vari komon (consulenti), Shingiin (consiglieri),
kimucho hisho (segretari), kaikei (contabili e commercialisti) e
wakagashirahosa (sottoposti al numero due). Poi c'è il numero
tre (shateigashira), circondato da tanti shateigashira-hosa
(aiutanti). E infine gli shatei (giovani fratelli e numerosi
wakashu (giovanotti) o chimpira (picciotti).
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