Nel XVII secolo nacque in giappone un singolare tipo di componimento poetico chiamato Haiku (俳句).
Lo schema metrico di un haiku è generalmente composto da tre versi che seguono lo schema di 5/7/5, per una lunghezza complessiva di diciassette
more.
Nel periodo Edo (1603-1868) si ebbe il massimo sviluppo di questa forma di poesia che descriveva principalmente la natura e gli avvenimenti collegati ad essa.
I più improtanti autori del periodo furono Matsuo Bashō, Yosa Buson e Kobayashi Issa.
Questi componimenti brevi apparivano come intermezzi nei diffusissimi
haibun (俳文, diari di viaggio) scritti in prosa.
Un famoso esempio di questi diari è l'opera
Oku no hosomichi di
Matsuo Basho, ispirata da un viaggio che l'autore intraprese nel 1689, nel Nord del Giappone.
Quando nacque tale componimento veniva chiamato
hokku (発句, strofa d'esordio) ma lo scrittore giapponese
Masaoka Shiki (1867-1902), coniò il nuovo termine Haiku verso la fine del XIX secolo, abbreviando l'espressione
haikai no ku (俳諧の句 verso di un poema a carattere scherzoso).
Non sono chiare le origini di questa forma poetica, è probabile che derivi dalla poesia classica
waka (和歌, poesia giapponese),
anchessa ribattezzata da Masaoka Shiki con il nome di
tanka (短歌 ,poesia breve) oppure semplicemente deriva dalla prima strova (
hokku) dei
renga, componimenti poetici a più mani.
La semplice struttra degli Haiku e l'immediatezza con il quale comunicava il suo significato lo resero per secoli una forma di poesia
popolare, diffusa in ogni tipo di classe sociale.
La sua semplicità, rispetto alle costruzione retoriche dei waka, fecero si che non venisse accettata come reale forma artistica, almeno fino al XVII secolo, quando si diffusero le opere del famoso autore Matsuo Bashō.
Gli Haiku richiedono da parte dell'autore una grande capacità di sintesi del pensiero, la scena raccontata dalle poesie si svolge in maniera rapida e deve esprimere scena e pensiero in pochissime parole.
Spetta poi al lettore farsi suggestionare dalle parole e comprendere pienamente la vastità della scena aggiungendo tutti i particolari che solo l'immaginazione può aggiungere alla scena.
Anche se lo stile classico degli haiku segue lo schema 5/7/5, molti importanti autori giapponesi hanno scelto di usare uno schema libero per le loro composizioni. In particolare si ricordano i maestri giapponesi Hekigodo, Hosai e Hosha.