Simona in Giappone

Quarto giorno: Nikko

Oggi andremo a Nikko, il tempo non è affatto buono e quasi sicuramente prenderemo la pioggia prevista in gran quantità.
Facciamo una rapida e abbondante colazione in hotel (dovessimo deperire… non sia mai!!) e ci dirigiamo verso la Tokyo Station da cui partirà il nostro treno.

Abbiamo prenotato il nostro posto sullo Shinkansen e per la prima volta prenderemo questo treno super veloce che sono tanto curiosa di vedere!
Prenotare i posti sul treno e sopratutto salire su quello giusto senza sbagliare, è più facile di quello che si possa pensare.
Prima di partire ero terrorizzata all’idea di perdermi, di non capire quale fosse il binario giusto, di non riuscire a prenotare nulla e invece mi sono dovuta ricredere: tutto è facile e semplice!
Per prenotare basta semplicemente andare in una qualsiasi grande stazione (a Tokyo penso che si possa fare in tutte) cercare il simbolo delle poltrone con l’omino seduto (corrisponde allo sportello dedicato alla prenotazione dei posti) e con il proprio Japan Rail Pass spiegare dove e quando si vuole andare.
Se non parlate giapponese (come noi) e inglese basta mostrare sulla guida turistica la meta che si vuole raggiungere e scrivere su un biglietto la data e l’orario in cui si vuole partire.
Vi daranno i biglietti della prenotazione con il nome del treno, la carrozza e il posto.

Arrivati alla stazione dei treni basterà guardare i binari da cui partono gli Shinkansen, che sono sempre super segnalati, e cercare il vostro treno!

Dopo aver convinto Mario che forse, dopo l’abbondante colazione fatta in albergo, non era il caso di fermarsi a sbavare davanti ad ogni chiosco che vendeva bento da viaggio e avergli promesso che alla prima occasione gli avrei fatto mangiare il bento più grande e gustoso mai creato sulla faccia della terra (basta poco per convincerlo), ci dirigiamo finalmente verso il nostro binario.
Prima di salire sul treno assistiamo al rito della pulizia dei vagoni (questa volta gli addetti hanno tutti un cappello di paglia con dei girasoli applicati e una camicia colorata).
Inutile dire che il treno è super pulito, super comodo e super silenzioso.
Ci sono tantissimi viaggiatori, molti mangiano il loro bento-colazione, la maggior parte dormicchiano o lavorano al pc.
Per arrivare a Nikko dobbiamo fare un cambio di treno perché non esiste un diretto e dopo lo shinkansen prendiamo un trenino locale caratteristico, sembra un treno antico e sopra ci sono quasi esclusivamente turisti (c’è anche un gruppo di italiani chiassosi).
Seduti davanti a noi ci sono tre signori, tre impiegati, che passano il viaggio a chiacchierare e a scambiarsi biglietti da visita e piccoli regali.
Pian piano che ci avviciniamo a Nikko comincia a piovere sempre più forte e quando arriviamo alla stazione siamo nel pieno di una bel temporale!
La stazione è piccolissima, in legno e non si capisce bene come fare per dirigersi verso la zona dei templi.
Alcuni turisti scesi insieme a noi alla stazione prendono un bus, Mario non è convinto che sia quello giusto e capiamo che l’unica soluzione è raggiungere il punto d’informazioni turistiche segnato sulla cartina che abbiamo recuperato in stazione.
Camminiamo per una decina di minuti sotto la pioggia e finalmente scopriamo, grazie ai gentilissimi impiegati, quale è il numero del bus esatto e otteniamo anche una cartina più dettagliata della zone sacra.
La pioggia ci costringe a comprare un ombrello aggiuntivo e finalmente ci dirigiamo verso il paesaggio più caratteristico di Nikko: il ponte sacro.
Ponte sacro Shinkyo
Anche grazie alla pioggia e all’umidità che crea delle nuvolette di vapore l’effetto visivo è quasi magico.
Il tempo di fare due foto e cominciamo a percorrere un bellissimo e caratteristico sentiero in mezzo al verde (consiglio di mettere scarpe comode per questa gita).
Sentiero di roccia a Nikko
Lungo il sentiero ci siamo solo noi, gli altri turisti sono più frettolosi e ci lasciano indietro dandoci modo di godere pienamente dell’atmosfera irreale in cui ci troviamo.


Arriviamo alla zona sacra e rimaniamo senza parole: ad accoglierci c’è un enorme Torii attraversato il quale ci si immerge in un luogo indescrivibile, tra i templi davanti a noi, una pagoda maestosa sulla nostra sinistra e i boschi tutti intorno!
Turisti a Nikko
Gli stessi giapponesi sembrano meravigliati davanti a tanta bellezza… e se si meravigliano loro pensate che sensazioni possiamo provare noi occidentali che siamo abituati a canoni artistici e architettonici completamente diversi!
Faccio una marea di foto con il cellulare, mentre Mario poverino cerca di districarsi tra macchina fotografica, telecamera e ombrello!
Lampade al tempio Toshogu
Camminiamo molto lentamente perché ad ogni passo c’è qualcosa che attira la nostra attenzione, io scorgo il portale con le tre scimmie “non sento, non parlo, non vedo”, chissà perché m’immaginavo che fosse molto più grande, mentre invece si tratta di un riquadro di dimensioni ridotte.
Le tre scimmie di Nikko
Arriviamo all’ingresso principale e ci rendiamo conto, con nostro grandissimo rammarico, che lo Yomeimon, il portale più importante, quello più famoso del Giappone è in restauro!
C’è per chi vuole, a pagamento, la possibilità di farsi fotografare davanti al portale con le impalcature, per poi farsi consegnare la foto ritoccata con il portale a vista!
Decidiamo di non farlo e ci ripromettiamo di tornare a Nikko quando i restauri saranno conclusi.
Quello che comunque ci aspetta varcato il portale è comunque qualcosa che vale la pena di ammirare.
Altri portali, più piccoli, riccamente decorati in oro e bianco, dei pannelli in legno lavorati di una bellezza straordinaria e tanto tanto verde e silenzio (pur essendo pieno di gente).
Comunque il biglietto che abbiamo fatto ci permette di visitare sia il tempio principale, sia il tempio che si trova in cima alla montagna, quello del gatto dormiente.
Seguendo la folla cominciamo a salire le scale che ci portano nella parte alta.
Siamo superati durante la salita da un gruppo molto numeroso di bambini in gita scolastica, con il loro bellissimo cappellino colorato e gli zaini per la merenda.
Mi dispiace conoscere così poco della religione e dell’arte giapponesi, perché molte cose che vedo, pur affascinandomi, non le capisco e mi riprometto di venire più preparata il prossimo anno!
Riscendiamo al tempio principale che finalmente ha smesso di piovere ed esce un pallido sole, non dimentichiamoci che con la pioggia il tasso di umidità è alle stelle sei suda anche solo stando fermi!
è possibile entrare a visitare all’interno il tempio principale, basta togliersi le scarpe a lasciarli fuori in degli armadietti appositi.
Facciamo la fila ed entriamo insieme ad una cinquantina di persone, ci fanno accomodare a terra e ci spiegano in giapponese una serie di cose di cui non capiamo un tubo!
Decido di sedermi all’orientale cercando di resistere stoicamente più tempo possibile, ma alla fine devo cedere e mi siedo, molto meno elegantemente, a gambe incrociate!

Presi dall’entusiasmo per le bellezze viste fino ad ora decidiamo di pagare un biglietto aggiuntivo e di visitare anche la Pagoda che esternamente è molto molto bella e scopriamo essere molto importante perché ha un sistema tutto particolare, con un enorme pilastro sospeso, per bilanciare il peso della costruzione mantenendola in piedi (ho spiegato malissimo questo concetto, ma su internet penso che sarà facile trovare delle spiegazioni scientifiche migliori rispetto alla mia).
Fatto sta la pagoda esternamente è meravigliosa, con tanti colori e particolari che tolgono il fiato, ma non vale per niente la pena pagare il biglietto per visitarla: non ti fanno entrare dentro, ma puoi solo girarci intorno e sbirciare il pilastro che la tiene in piedi. (però insieme al biglietto ci hanno regalato un ventaglio in plastica con la foto della porta Yomeimon che mi sono riportata in italia!!!)

Usciti dalla pagoda ho fame, tanta fame e comincio a diventare insofferente perché guardandomi intorno non vedo nulla di commestibile e nulla che possa somigliare lontanamente ad un punto ristoro (tranne una bancarella che vende i dolcetti mochi che io non amo molto).
Percorriamo la via piena di lanterne di pietra che si trova appena usciti dalla zona dei santuari, è la strada che porta ai parcheggi dei pullman e lì forse troveremo qualcosa da mangiare.
Appena fuori dal parcheggio c’è una specie di bar, ci avviciniamo speranzosi, ma appena ci vedono ci fanno capire che da loro possiamo solo bere, no food!
Fortunatamente subito dopo troviamo un piccolo ristorante a gestione famigliare ed entriamo.
Il posto è delizioso, con enormi vetrate che affacciano sui boschi e affacciandosi si vede la bancarella dei taiyaki e decidiamo che quello sarà il nostro dolce post pranzo!
Il menù non è vastissimo e prendiamo due porzioni di Zaru Soba.
É la prima volta che il assaggio e sono curiosa.
Zaru soba
a Al tavolo vicino al nostro ci sono un gruppo di Italiani che invece ordinano del Ramen anche se evidentemente solo uno di loro conosce un po’ la cucina giapponese, perché ci impiega un po’ a spiegare ai suoi amici di cosa si tratta.
Mangiamo dei buonissimi zaru Soba e ci precipitiamo a comprare i dolcetti da gustare durante la risalita alla zona dei templi.
Ci manca da vedere ancora un tempio importante, il tempio Rinnojj, ma non riusciamo a trovarlo, sulla mappa é tutto chiaro, ma non lo troviamo e vaghiamo per circa un ora senza capire dove andare…
Cavoli: dovrebbe essere un tempio bello grosso, perché non c’è?
Poi improvvisamente ci rendiamo conto che quello che stiamo cercando é nascosto da un enorme struttura in metallo che lo copre: é in ristrutturazione e lo hanno chiuso in questa gabbia ultramoderna per permettere comunque alle persone di poterlo visitare.
In effetti sulla gabbia è disegnato, in bianco e nero il tempio… io invece ero convinta che quella struttura fosse un museo…
in realtà il tempio è tutto smontato all’interno e piano piano stanno restaurando ogni singolo pezzo di legno che lo compone e attraverso delle scale e delle grandi vetrate è possibile osservare i lavori di ristrutturazione, mentre al piano terra sono presenti tutti gli arredi interni e le statue che sono state tolte dal tempio.
La visita è comunque interessante e vale la pena di pagare il biglietto (poche centinaia di jen) per visitare la struttura.
Decidiamo di ritornare verso la stazione del treno, e percorriamo a piedi la stessa strada che la mattina abbiamo fatto in autobus, scoprendo una marea di piccole botteghe dell’usato e negozi tipici.


Troviamo anche un signore che cucina degli spiedini dolci, sono tre palline infilate nel bastoncino di legno e messe a scaldare attorno ad una brace… a volte si vedono anche nei manga e negli anime, ma non ricordo assolutamente il loro nome.
Mario ancora prima di capire di cosa si tratti ha già deciso di assaggiarli, ne prendiamo e lo mangiamo con golosità (anche se io non amo molto questo genere di dolci devo ammettere che il fatto che sia abbrustolito me lo rende meno gommoso).
Lungo la strada incontriamo un gruppo di ragazzi in Yucata, molto probabilmente vanno ad una festa, e si stanno facendo una marea di foto.
Arriviamo esausti alla stazione e nel giro di due ore siamo nuovamente a Tokyo (prendere nota del fatto che Mario è riuscito a ronfare per tutto il viaggio di ritorno).
Siamo troppo stanchi e affamati per andare in giro e decidiamo di fermarci a cena nel locale tanto carino dove abbiamo mangiato i Takoyaki il giorno dell’arrivo e che si trova vicino al nostro albergo.
A quest’ora della sera è pieno di impiegati che dopo il lavoro si fermano a mangiare e a bere tutti insieme, siamo gli unici stranieri.
Nel locale ci sono solo tavolini alti e si mangia restando in piedi, vengono cucinate varie cose e noi optiamo per un misto di spiedini di carne misti e poi ordiniamo un Okonomiyaki che, essendo il primo mangiato in terra nipponica, ci sembra buonissimo (anche se poi saremo costretti a ricrederci dopo aver mangiato quelli di Osaka).
Dopo un paio di birre e con la pancia piena finalmente ci dirigiamo verso l’agognato letto.




Potrebbe interessarti anche...

nihonjapangiappone logo mini
COPYRIGHT 1999-2024 BY
@ MARIO APREA
ALL RIGHT RESERVED
aNEONGENESISweb